in Genitori e figli

Tutta la verità sulla quarantena

  • 1 Aprile 2020
  • By elise
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Il pane in casa, i compiti su Classroom, i meeting su Zoom. Lo smartworking e l’homeschooling. I lavoretti manuali, le pulizie di primavera, le videochiamate: e voi, come la passate questa quarantena?

Quante settimane sono passate? Quattro, cinque, o erano sei? La quarantena per noi prosegue e non ci lamentiamo. Il sole a giorni alterni, il giardino, la salute per adesso. I ritmi sono più lenti e a tratti più serrati. Il morale, invece piuttosto a zig-zag. Siamo a casa. Tutti. Per quanto mi riguarda, la vita non è cambiata del tutto ma nello stesso tempo è stata totalmente stravolta. E mi ritrovo a far l’equilibrista, dovendo far quadrare tutto e cercando per quanto possibile di tenere alto il morale della truppa.

Le fasi della quarantena

Ne parlano tutti, delle varie fasi della quarantena. E fino a poco fa, pensavo fossero tutte dicerie. La verità, invece è che nonostante si cerchi di vedere il bello, solo il bello, come sempre non è tutto oro quel che luccica. E passato il periodo euforico del “tutti a casa appassionatamente”, passata la follia del ribaltare casa e cassetti con la scusa delle pulizie di primavera, passata la voglia di svuotare il guardaroba con la scusa dell’armocromia, e infine passata la voglia di panificare e mettere le mani in pasta, arriverà la malinconia. Eccome se arriverà. E vi prenderà a pugni in faccia.

Quarantena: come gestire la routine

Questa non è una vacanza. E noi non l’abbiamo mai vissuta come tale, nonostante forse, dall’esterno, potrebbe sembrare diversamente. Continuamo ovviamente ad alzarci alla stessa ora di sempre, svegliamo i bambini come se dovessero andare a scuola. Tra l’altro, a scuola, ci vanno veramente. Dopo la colazione, dopo essersi vestiti, lavati e preparati, ognuno prende astuccio e quaderni e si siede al “banco”. Sophia segue lezioni e compiti online, grazie a Classroom, e poi studia, e fa i compiti. Per Jules invece, ho rispolverato alcuni quaderni di attività di Sophia, che oggi tornano utili. Per il resto, lui ama imitare la sorella maggiore, seguendola nei compiti e disegni. Così imparano insieme l’inglese, condividono gli esperimenti di scienze e si sfogano con i “compiti” di attività fisica (ieri, la carriola in tutta la casa). Una pausa a fine mattinata così da far merenda e scendere in giardino se il tempo lo permette, un intervallo lungo con il pranzo e infine il momento di gioco dalle 15.30 in poi. Una routine importantissima per loro, ma anche per noi. Fosse anche solo per dividerci il computer.
Per quanto mi riguarda la routine lavorativa non è cambiata molto, ma fino ad un mese fa ero abituata a costruire i miei ritmi in funzione di Lola Rose e i suoi pisolini.

Momenti di calma che, a tutti i costi, per lei, vanno mantenuti.

Stare a casa in quarantena: è davvero tutto come sembra?

Dall’inizio della nostra quarantena mi sono imposta una regola: cercare di focalizzarmi/ci sul positivo. Per me, per loro, per noi. Dopotutto non possiamo lamentarci. Essere in quarantena al giorno d’oggi significa restare confinati in casa, certo, ma con tutte le comodità del terzo millenio. Tra wifi, tv, smartphone, libri, e tempo a disposizione per giocare e condividere. Anzi, devo essere sincera, all’inizio l’ho vissuta come una specie di opportunità. L’obbligo di “fermarci”, quando abitualmente siamo perennemente presi con mille impegni può essere quasi una manna dal cielo.

Nella vita “normale”, i bambini, finita la scuola stanno dai nonni fino a sera, quando torneranno poi a casa accompagnati dal papà. Io lavoro da casa tenendo anche la piccola. Il tempo insieme? Lo godiamo specialmente nei week end, essendo fin troppo occupati alla sera, nonché alle prese con bagnetto, cena ecc. Week end che ovviamente scorrono alla velocità della luce.

All’improvviso, tutto è cambiato. I bambini hanno salutato le loro maestre per le vacanze di Carnevale. Una pausa di quattro giorni, che in realtà non è mai finita. E chissà quando finirà.

E quindi via a disegnare arcobaleni, a personalizzare vecchie t-shirt, a buttare il superfluo, a fare (e mangiare) pane, torte, pasta in casa, lievito madre e a prendere il sole in giardino. Fortunatamente no, non siamo mai stati proprio “rinchiusi”.

La verità però, è che dietro la partita di calcio in giardino e dietro la pasta frolla fatta a quattro o sei mani, ci sono i momenti di sconforto, e tanta frustrazione.

Bambini e Coronavirus

C’è Sophia, che chiede più spesso l’aiuto della tecnologia. Avrebbe uno smartphone in mano sempre, solo per videochiamare le amiche. Il gioco, le confidenze su FaceTime all’epoca della quarantena.

C’è Jules che gioca, esagera, e fa dispetti. Iperattivo, stanco, annoiato, e molto spesso lasciato un po’ da parte mentre si studia con la sorella maggiore. Jules che si è scoperto molto sensibile, aspettando la fine di ogni film con il magone assicurandosi che siano “tutti felici e contenti, vero mamma?”.

C’è Lola Rose, decisamente felice di avere tutta la famiglia riunita attorno a sé, ma che fatica a riposare, perennemente disturbata all’ora della nanna, finendo poi per trascorrere le serate nervosa e irrequieta.

C’è il “Coronavirus“, parola diventata sempre più frequente nella bocca dei bambini, nei momenti di gioco, nei disegni, nei brutti sogni e nelle confidenze prima di andare a letto.

Insomma dietro grandi sorrisi, coccole e belle foto sui social, ci sono tre bambini che seppur felici a casa hanno stravolto i propri ritmi. Hanno dovuto dire addio alle attività preferite, come i pomeriggi al parco giochi, o la piscina che ultimamente dava grandi bei risultati ad ognuno di loro.

Ci sono due genitori che devono destreggiarsi tra casa, bambini e lavoro da casa. C’è una coppia che… va beh, “che”.

Allora sì, facciamo il pane in casa, studiamo, impariamo, declutteriamo, facciamo l’aperitivo in giardino, ma dietro tutto questo c’è anche tanta paura, apprensione, preoccupazione e amarezza per i cari che non ci sono più.

Non è tutto oro quel che luccica, ma in questo periodo abbiamo un disperato bisogno di focalizzarci sul positivo per farlo diventare più forte, concreto, e per credere per davvero che sì, forse, andrà tutto bene.

By elise, 1 Aprile 2020
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