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Il cesareo secondo me

  • 2 Novembre 2015
  • By elise
  • 12 Comments
Il cesareo secondo me

 

No non si tratta di un metodo mio eh non fraintendiamoci. Io non sono di certo un’esperta. Purtroppo però ho dovuto sperimentarlo. E qui ve lo racconto.

A me è sempre piaciuto parlare del parto. Raccontare quanto era stata bella ed emozionante la nascita di Sophia. A ripensarci mi vengono ancora le lacrime agli occhi.

Ma forse qualcuno, qualcosa, che ne so, avrà pensato che mi vantassi e che quindi, avrei dovuto essere punita per quello?

Io l’ho sempre fatto per controbilanciare i racconti orribili di quelle donne che sembrano provare piacere a terrorizzarti. Per dire che, sì, il travaglio e il parto possono essere due esperienze meravigliose.

Per questo motivo, se mai mi verrà chiesto di nuovo come è partorire, continuerò a parlare della prima esperienza e non della seconda.

Perché no. La nascita di petit frère, sebbene attesissima non è stata ne bella ne emozionante.

Quando sono rimasta incinta di Poussinou quello era il mio incubo: il cesareo. Fino alla fine aveva deciso di essere podalica e ricordo certi giorni di angoscia fino a quel giorno in cui il mio ginecologo esclamò: ok, si è messa in posizione!

Alleluia

Petit frère invece era già pronto da un pezzo. Talmente pronto che decise pure di arrivare con una settimana esatta di anticipo dando così retta a sua madre che preferiva una nascita a metà ottobre.

C’erano tutti ma proprio tutti i presupposti per una nascita perfetta.

Ho seguito il manuale della brava partoriente recandomi in ospedale soltanto dopo che le contrazioni fossero a cinque minuti l’una dell’altra. Anzi. Il tempo di scendere nel box ed erano già a tre minuti. Altroché. Il tragitto casa-ospedale non mi è mai sembrato così lungo.

Sarebbe andata benissimo. Sarebbe stato pure veloce.

E invece.

Invece arrivando al pronto soccorso ho sentito che non sarebbe stato come la prima volta.

Beh ovvio. La prima volta si trattava di un parto indotto.
Questa volta, dalla faccia dell’infermiera che ci accolse mi è sembrato di disturbare. Mi veniva quasi da scusarmi.

Visita. Dilatazione a 7 centimetri.
Perfetto. Ci siamo quasi. O meglio… Così credevamo io e l’ostetrica che mi visitò a l’accettazione.

Via di corsa in sala parto. Rottura delle acque camminando in corridoio ecc ecc.

Petit frère aveva fretta.

E poi?

Poi boh. Ci avrà ripensato?

Poi ci sono state tre, quattro (e chi le ha contate più) interminabili ore di dolore lancinante.

Ore interminabili di urla con una (mia?) voce che manco riconoscevo.

Ma quello è il meno. Perché si, è vero quello che si racconta. I dolori del travaglio si dimenticano. Ricordo di aver sofferto certo, ma quei dolori sono già stati dimenticati tutti.

Ad un certo punto però è arrivata una dottoressa seguita di tre ostetriche.

Oh cavolo, ho pensato. Ora succede qualcosa.

Il bambino si è messo di sbieco. Non riesce a scendere bene e per questo Lei non riesce a dilatarsi più di così

E ora?

E ora proviamoci, fatemi l’epidurale, facciamo qualcosa, proviamoci!

La dottoressa ha deciso di prendere in considerazione quanto richiesto. “Ora vediamo se provare questa strada oppure decidere per un cesareo“.

Purtroppo si è deciso per quest’ultimo.

Oddio, forse anche perché allo sfinimento, ho iniziato ad urlare “basta basta, basta basta basta bastaaaa

A questo punto, la dottoressa, scusandosi per il momento forse non opportuno ha dovuto portarmi dei fogli da firmare.

Inutile aggiungere che in quel momento avrei potuto firmare anche un nuovo contratto con Enel gas, il canone Rai per cinque dispositivi, un abbonamento ad una rivista religiosa gentilmente offerta dai testimoni Geova e avrei persino potuto offrire una di quelle “firme contro la droga“.

Giusto per farvi capire il mio stato d’animo in quel momento.

Dopo aver scarabocchiato qualche figlio di ordinanza ci siamo diretti verso la sala operatoria.

Qui sono successi i due momenti migliori del parto.
1. La sincerità della dottoressa che si è anche scusata per quanto stava per succedere dicendomi che anche loro avrebbero preferito finisse in un altro modo. Purtroppo il destino, e mio figlio, avevano scelto una strada diversa.
2. La puntura spinale per l’anestesia.

A questo punto si erano fatte le 6.
Se avevo fretta di vedere mio figlio? Sì anche… Ma più che altro io volevo dormire.

Ricordo la gentilezza dell’anestesista. (Vabbè io ho anche un discreto debole per gli anestesisti!)

Ma poi quella frase di “conforto”.

Vedrai andrà tutto bene. Non sentirai dolore. Sarà un po’ come DAL DENTISTA.

Ecco…. Questa era forse la cosa peggiore da dirmi in quel momento.

Come dal dentista? Non saprei. Un giorno, una mia amica a cui venne fatto un taglio cesareo provò a spiegarmelo così: è un po’ come se fossi una lavatrice.
Ecco. Si. Proprio così. Una centrifuga.

Dopo qualche giro in lavatrice quindi, è nato mio figlio. L’ho saputo perché ho sentito piangere.

Ho pianto anch’io.

Di emozione prima, di delusione e sconforto poi. Avrei voluto accoglierlo sul mio petto, sorreggerlo con due mani tremolanti di gioia, abbracciarlo assieme a Lui, piangere con Lui che avrebbe poi tagliato il cordone.

Invece l’ho sentito e basta.

Poi una delle infermiere me lo ha portato vicino al viso. Ho tentato di accarezzarlo rendendomi conto poi di avere le mani “legate al lettino”.

Oddio come quando si operano i criminali???

Forse guardo troppo Grey’s Anatomy.

Non ho chiesto il motivo ma sicuramente si tratta di una misura di sicurezza per evitare incidenti involontari durante l’intervento.

Dopo averlo intravisto, lo hanno portato via, chiamando il papà per prepararlo.

Ricordo la sensazione di essere appesa in un’altra dimensione.
E poi? E poi bisogna aspettare la fine del intervento. Il rumore metallico degli strumenti. Il rumore di quel aggeggio che aspira il liquido amniotico (ah forse per quello il “come dal dentista“?). Sentire l’equipe contare gli strumenti.

E se dimenticano qualcosa dentro la mia pancia??? Che ne so, una garza?

Guardo troppo Grey’s Anatomy parte 2.

Intervento finito.

Via che ti rotolo come un salame su una barella. Direzione sala di risveglio. “Guardi che la aspettano i suoi uomini“.

Se non ho pianto da quel momento in poi è stato grazie a Lui. Il suo sorriso, la sua felicità e la sua calma nonostante tutto, sono stati la cosa migliore di cui potessi aver bisogno in quel momento.
È bello?” Chiesi.
Sì! È bellissimo!” Rispose Lui con un sorriso.

Ecco. In quel momento è nato mio figlio. Non da un chirurgico taglio. È nato in quel momento.

Con questo post non voglio denigrare il cesareo perché tante volte è proprio grazie a lui che si salvano mamma e bambino. In tantissimi casi, il cesareo è anche l’unica via di uscita. Come nel mio caso.

Ma sicuramente da quel famoso 16 ottobre in avanti vorrei non sentire più parlare del cesareo come se fosse una soluzione facile, rapida, indolore. Perché non lo è.

Vorrei non sentire più “voglio il cesareo, ho deciso. Così non soffro“.
Perché se i dolori del travaglio del travaglio e del parto naturale si dimenticano, quelli del cesareo no.
È un intervento doloroso. Con una ripresa lenta e faticosa.

Sono passate due settimane da quella notte. Tutt’ora non posso prendere mia figlia in braccio. Tutt’ora allattare è doloroso perché il bambino pesa sulla pancia e di conseguenza sulla cicatrice. Sento male quando cammino. Quando mi siedo e mi alzo. Quando mi giro nel letto.

Mi ci è voluta una settimana abbondante per poter tornare a ridere senza soffrire.

Insomma facile e indolore? Io non credo proprio.

Se ho deciso di scrivere questo post non è per terrorizzare le future mamme. Ma solo perché io avrei voluto che qualcuno “me la contasse giusta”. Che mi venisse detto : “fa male e non sarà una passeggiata“. Invece io non ho sentito altro che due “campane”: mah si vedrai, ti riprendi velocemente (velocemente a casa mia sono 4/5 giorni) e dall’altra parte: “beh certo però la pancia non è più quella di prima e non ti tornerà più come prima. Rassegnati…

Ecco. Dopo due settimane a piangere di notte pensando a quanto accaduto, questo è il momento in cui reagire.
Ho un bambino stupendo, che, ironia della sorte, cerca continuamente il contatto. Ha bisogno di sentire la nostra pelle, il nostro odore, e non si stacca un attimo.

Faticoso, impegnativo e meraviglioso allo stesso tempo. Le paturnie del cesareo? Provo a sconfiggerle. E vi aggiorno!

Un grazie speciale a due persone meravigliose.

Lui, che mi è sempre rimasto accanto e bensì non potesse fare molto, mi è stato di un aiuto immenso. Fosse anche solo per stringermi la mano.

Mia mamma che si è trasferita da me dalle prime contrazioni, occupandosi di Sophia, della casa, ma soprattutto di me e del piccolino una volta dimessi. Coccolandomi, tirandomi su il morale, asciugandomi le lacrime in ospedale. E poi dicono che la relazione madre figlia sia complicata… Io spero un domani di diventare per Poussinou anche solo la metà di ciò che mia mamma è sempre stata per me.

 

Photo credits: Helena Carmina Photography

By elise, 2 Novembre 2015
  • 12
12 Comments
  • TheSwingingMom
    2 Novembre 2015

    Cara Elise, mi hai commossa…un racconto intenso, sincero e che sento profondamente. Come sai, io ho vissuto un’esperienza simile con il primo parto, un cesareo subito, fino all’ultimo cercatp di scongiurare…e poi lo “scherzetto” finale in cui ho rotto le acque due notti prima della data fissata e sembrava essersi messo in posizione quando mi hanno ricoverata, per poi invece accertare che no, era ancora podalico. Ci sono rimasta malissimo per l’illusione svanita, un po’ come la frase del dentista (certo che, geniale -.-‘ ). Alla fine passa tutto: i dolori fisici per primi e quelli dell’anima ci mettono un po’ di più ma col tempo si addolciscono, ma non sarebbe giusto non dargli sfogo e voce: anzi serve dire “la verità”, che non tutti i parti sono belli uguali, solo perché è sempre bello il “risultato”. Ti abbraccio forte :*

    • elise
      2 Novembre 2015

      Grazie Sabrina! Giusto… credo che piano piano “passa tutto” ma la frustrazione e la delusione sono difficili da mandare giù. A volte penso che esagero perché quanto meo il parto naturale l’ho provato, e ci sono donne che non hanno avuta questa fortuna. Altre volte penso che non sia giusto che i miei figli siano stati nati così diversamente perchè è un po’ come farli partire con una differenza. Altre volte penso che vabbé è andata così e amen. Altre volte continuo a rimuginare “e se avessi fatto così, e se avessi fatto cosa… e se fossi andata prima… e se e se e se…”, infine altre volte penso al mio corpo che non sarà mai più quello di prima.. e mi deprimo. Insomma va a giorni 😀

      • ida
        3 Novembre 2015

        Io penso che ogni parto sia un’esperienza a sè e non si può generalizzare…
        Per una serie di motivi (ho avuto due interventi molto gravi e invasivi anni fa), sapevo di dover fare il cesareo e ho VOLUTO farlo con anestesia totale. Volevo addormentarmi e vedere mia figlia al risveglio, non associare anche il parto a medici e sofferenza. E così ho fatto, anche se questo sistema poco ortodosso mi è costato un colloquio da lacrime con l’anestesista (è incredibile quanta violenza psicologica possono farti). LA MIA ESPERIENZA E’STATA BELLISSIMA! Mi sono addormentata, mi sono svegliata con mio marito che aveva Vittoria tra le braccia e me l’ha subito passata. Il mio “dormire” è durato i pochi minuti necessari al parto e al risveglio non avevo dolori nè senso di stordimento. Il giorno dopo ero in piedi (veramente mi sarei alzata la sera stessa, se non fosse stato per i drenaggi). Un po’ di mal di schiena per i successivi 3/4 giorni ma nulla che mi impedisse di condurre una vita “normale”. Una settimana dopo mi ero totalmente sgonfiata. Ora, a distanza di due anni sono anche più magra di quando sono rimasta incinta, senza fare nessun tipo di dieta… ma sono esperienze personali, ogni donna è un caso a sè….e ogni corpo reagisce in modo diverso. Non abbatterti e goditi i tuoi bimbi! Un bacio.

        • elise
          3 Novembre 2015

          Ciao Ida, ti ringrazio per il tuo racconto. E’ bello potersi confrontare e vedere che appunto, come dici anche tu, ogni donna è un caso a sé, come lo è ogni parto oppure ogni gravidanza. Certo credo anche che la psiche faccia molto. In quel caso tu hai partorito come lo volevi tu ed è quello l’importante. Io avevo idealizzato talmente tanto il parto che sono proprio caduta a terra. Per di più vivevo con il ricordo del parto idillico vissuto con la nascita di mia figlia. Nella mia testa non sarebbe potuto andare diversamente, anzi, sarebbe stato pure veloce. In ogni caso, credo fermamente che faccia molto anche la parte dell’assistenza in ospedale. Io non ho vissuto nessuna tortura psicologica come te (per fortuna) però col senno di poi, penso che se fossi stata aiutata psicologicamente con consigli ecc. sarei sicuramente stata meglio dopo. A due settimane del parto, la cicatrice mi fa ancora molto male. Speriamo bene! In ogni caso hai ragione. Bisogna concentrarci sui nostri figli. Un abbraccio!

  • Sere
    3 Novembre 2015

    Che emozione Elise. Sei stata bravissima comunque. Io ho tanto sperato che Lavinia fosse podalica perche avevo paurissima del parto naturale. Lavinia nacque in frettissima. E mi fece capire che niente è mai come te lo aspetti. Questa volta, come sai, la Ludo era podalica ed ho avuto paura di fare un cesareo. Invece poi sono stata fortunata (anche se quella notte ho urlato TAGLIATEMI LA PANCIA). Grazie per questo racconto REALE❤️

    • elise
      3 Novembre 2015

      Grazie Serena <3 Hai proprio ragione.... non è davvero mai come te lo aspetti. Nel bene e nel male! Anche Jules in teoria sarebbe dovuto nascere in fretta... me lo dicevano tutti, dal ginecologo alla prima ostetrica che mi visitò... Forse anche per quelo l'ho vissuta così male. E comunque dovremmo essere censurate per quelle cose che si dicono durante il parto 😀

  • key
    8 Febbraio 2016

    grazie Elise per questo racconto, lo sento molto vicino….che dire, mi sono scese le lacrime – anche io purtroppo ho avuto un parto cesareo, però per il primo figlio….e nei giorni seguenti al parto sentivo dolore nel muovermi, nel ridere, nel piegarmi, nel tossire, nel….nel…. nel….. ma poco a poco quei dolori sono svaniti e ora la sensazione che mi è rimasta è che mi manca tanto non aver potuto mettere al mondo mio figlio in modo naturale e vederlo nascere da me….
    ma poi basta un suo sorriso, un abbraccio, un bacio, un dispetto e il vuoto dentro si riempie…. al 100%

    un abbraccio

    • elise
      8 Febbraio 2016

      Credo che prima di provarlo di persona, non si possa capire per davvero. E ora, ripensando a quei giorni mi vien da dire e pensare che dopo il cesareo le mamme dovrebbero avere un sostegno in più anche “morale” magari già in ospedale. Almeno per accettarlo meglio ed essere preparate ad eventuali dolori e conseguenze fisiche e non. Il cesareo non fa di una donna una “mamma a metà”, anzi. Però lascia delle mamme con un “segno in più”. Sulla pelle e non solo! Ma sono d’accordo con te… basta un sorriso… Anzi forse basta anche meno…. Loro ti fanno passare ogni cosa 🙂
      Un abbraccio a te!

  • val
    15 Febbraio 2016

    Primo parto, aspettativa: parto in casa, realtà: cesareo programmato (!) perché podalico!
    Come ti capisco 🙂
    Ritrovo i miei vissuti in molte tue descrizioni.
    Ho “curato” la “ferita” nell’animo ben più profonda di quella sul ventre, con un bel parto fisiologico a distanza di due anni dal cesareo.
    Ora penso che siano state due benedizioni entrambe le avventure.
    http://www.caosdentroefuori.blogspot.it/2013/09/in-viaggio-per-conoscerti-19-dicembre.html

    • elise
      15 Febbraio 2016

      Cavoli come ti capisco! Però devo dire che un parto naturale a soli due anni dopo non è proprio male, anzi! Io ormai so che se mai dovrò partorire una terza volta mi verrà la paura del parto che non ho mai provato. La prima volta avevo forse paura dell’ignoto ma ero pronta e decisa a farcela. Ed è andato così bene che ho completamente sottovalutato la cosa per il secondo! In ogni caso si vedrà… è proprio vero che non esistono due parti uguali! Un abbraccio!

  • Luisa
    26 Gennaio 2022

    Avrei tanto voluto leggerla prima del parto e non dopo mesi in una notte tra le tante, segnate dal risveglio della poppata. Il mio è stato un cesareo programmato che sono rimasta convinta fino all’ultimo si potesse evitare. Purtroppo, temo, che in quadri clinici un po’ dubbi faccia tanto comodo ai medici fare quello che a loro risulta meno faticoso senza tenere troppo in considerazione che le persone non sono pezzi di carne destinati al macello. Avevo paura del parto cesareo, non era quello che volevo per me. Tutti a convincermi che sarei stata mamma lo stesso, che avrei allattato lo stesso, che sarebbe stato tutto bello, lo stesso. Un paio di fichi maturi lo stesso… Del dolore allucinante che non sai cos’è e per cui non c’è cura; dell’impossibilità di girarsi su un fianco, di alzarsi per prendere in braccio il bimbo (e perciò che poi diventa impossibile allattarlo se sei in periodo Covid, non hai nessuno con te a parte l’infermiera del nido che ti guarda storto e si porta via il tuo bambino e sai che dovrai pregare per rivederlo dopo ore e ore) questo nessuno lo aveva detto. Anzi, tornata a casa con lo sforzo immane per essere una mamma normale sentivo solo dire che oh ciascuno la prende a modo suo ma si vede che sono proprio debole io perché tutte si riprendevano subito e senza tutti quei dolori. Sono passati tre mesi e l’impossibilità di prendere una buona routine ancora si fa sentire e non sarà mai più come prima a partire dal desiderio di avere altri bambini… Quindi grazie, perché con il tuo racconto, finalmente mi sento meno sola,

    • elise
      26 Gennaio 2022

      Ciao Luisa… solo nel leggere l’ora in cui scrivi questo messaggio mi verrebbe già da abbracciarti. No, non sei sola. No, non è una passeggiata. No, non sei mamma di serie B ma deduco che come me, non è nemmeno questo il punto. Il punto è un altro e parla di frustrazione e del sentirsi tanto sola perché è così: sembra che nessuno ci capisca. “L’importante è che sia sano, che te frega del resto?”. E ci mancherebbe. Chi non vorrebbe mettere al primo posto la salute del proprio bambino? Ma il punto, come dicevo è un altro. Ci sei anche tu. E tutto quello che provi, va ascoltato e accolto. Perché è importante, perché sei importante. Perché la salute di tuo figlio passa anche attraverso la tua. Quindi sfogati, sappi che no, non sei sola. Fatti coccolare, datti tempo. Io ci messo molto a riprendermi del cesareo. Più psicologicamente che fisicamente tra l’altro. E se mai desiderassi altri bambini, non temere. Mel bene e nel male, ogni parto è a sé, davvero. Io sono riuscita a fare un VBAC tre anni e mezzo dopo. Andato benone. Con qualche complicazione anche quello ma mi ha permesso di “chiudere un cerchio”.
      In ogni caso rimango convinta che ai tempi mi avrebbe fatto bene sentire che fosse “tutto normale sentirmi cosi” e che non ero sola. E sappi che quando starai giù di tono, qui troverai sempre ascolto. Ti abbraccio,
      Elise

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