Quindi è successo. Dopo due anni di (quasi) totalitarismo natalizio, ho dovuto abdicare e organizzare in Natale in “terra straniera”, da Lui.
“Quel che è giusto, è giusto” mi direte voi, ed infatti è quel che mi sono detta anch’io. Natale dopo i figli è un gran casino, fatemelo dire. Se si ha una famiglia allargata e sparpagliata non ne parliamo nemmeno.
La soluzione, è vero, sarebbe quella di fuggire alle Fidji per esempio. Ma d’altronde, Natale senza rompicapi e litigi, non sarebbe veramente Natale no?
Ognuno, è vero, ha il proprio significato di Natale. Albero e regali a parte, ciò che piace del Natale è tutto ciò che lo circonda. Il pre, il durante, il dopo.
Per me Natale è la corsa ai regali, all’ultimo. In centro, slalommando tra la folla, in compagnia, con un qualcosa di magico nell’aria, il freddo, le canzoni natalizi nei negozi e i migliori affari di sempre. Ogni anno, avendo ormai i bambini a casa, preferisco giocare d’anticipo e farmi trovare preparata con i regali. Eppure credetemi. Quando non si ha la minima idea del cosa regalare, il lampo di genio provocata dall’ansia dell’ultimo giorno fa miracoli. E le offerte degli ultimissimi giorni prima di Natale, pure. Ricordo ancora un pomeriggio 23 dicembre in Duomo. In due ore ho fatto i migliori regali di sempre. Al volo.
Quando sono arrivata in Italia ho scoperto con amarezza che nel milanese non si usa molto festeggiare il veglione di Natale. Il 24 sera? Un brodino e via, in vista del pranzo dell’indomani.
Per me il VERO Natale è il 24 sera. Si stappa lo champagne verso le 19. E si finisce di mangiare a notte fonda. Frutti di mare e ostriche, salmone affumicato con toast caldi al burro e limone, foie gras e pan di spezie. Una serata che dovrebbe durare un’eternità per quanto è bella. L’albero di Natale illuminato. Qualche candela profumata alla cannella.
Il momento più bello? La tisana dopo il caffè. Quella da bere una volta infilato il pigiama di pile. Quella da bere chiacchierando, finendo di sistemare gli ultimi regali una volta i bambini messi al letto.
Quel momento in cui, tolti gli abiti di festa, ci si trasforma in Babbo Natale, senza far rumore che se si svegliano i bambini è un casino!
C’è infine il contemplare i regali ben disposti sotto l’albero. “Che ne dite, va bene così?”
“Ma si dai, faccio una foto che domani mattina avremo altro da pensare”
“Ora tutti a nanna che se no domani chi si sveglia?”
“E chi ha voglia di dormire con tutti quei regali da aprire???”
“E se ne apriamo uno”
“No, no, non c’è verso: i regali si aprono con i bambini! Buonanotte a tutti”
C’è poi l’emozione del risveglio. l’emozione nel vedere tutti quei regali alla luce del sole, e fa nulla se siamo stati noi a disporli sotto l’albero di Natale.
C’è emozione nel vedere brillare gli occhi dei bambini.
Tanta carta strappata e il profumo del caffè appena salito nella moka.
Per me Natale è sempre stato il 24 sera. Chi c’ha voglia di mangiare il 25 a pranzo con tutti quei regali da guardare?
Natale è scegliere con cura gli abiti da indossare. Natale (vedi sopra) è sapere che avrai ben due completi che ti aspetteranno nell’armadio. Quello per la sera, e quello per il giorno dopo. Natale però, è anche un pigiamino nuovo. Rosso. Natalizio.
Con questo non intendo che sia fondamentale vestire di tutto punto i bambini in occasione di Natale. Intendo solo che anche questo fa parte delle tradizioni.
Molti mi diranno che i bambini hanno bisogno di essere comodi. Continueranno con la solita menata del “lasciamo i bambini fare i bambini” bannando così camicie e gonnelline di tulle.
Io sono daccordo in parte. Sono stata cresciuta con certi valori e sicuramente tra quelli c’era un punto d’onore a non “strafare”. Questo tutti i giorni dell’anno. A Natale però parte del gioco stava nel scegliere “abiti belli”. Abbinarli a cerchietti e scarpine di vernice. Calze velate e ricamate. Questo anche se si stava in casa dalla nonna (e in quell’occasione prima di tutto c’era la tradizionale sessione di fotografie davanti all’albero: io dritta come una “i”, mia sorella che guardava di lato, sfilandosi il cerchietto di raso sul più bello).
“A Natale puoi” significa proprio questo. Perpetuare le tradizioni. Le nostre tradizioni. Quelle della nostra infanzia e quelle che costruiremo man mano crescendo.
Ho accolto con un velo di tristezza i tortellini in brodo a Natale.
Tortellini in brodo? Io li mangio al massimo in un tranquillo venerdì sera davanti alla tv. La domenica dopo un pranzo impegnativo. MA non a Natale!
Eppure anche queste sono tradizioni. Non mie, certo, ma non per questo meno importanti e rispettabili.
Noi a Natale ci vestiremo di tutto punto, e mangeremo tortellini in brodo.
In fatto di look anche quest’anno abbiamo scelto Malvi & Co e Isi Baby.
Due completini abbinati.
Due outfit con il tartan, un grande must-have anche allora, per i Natali della mia infanzia.
Poussinou indossa un kilt a pieghe tartan con una maglia con colletto ricamato, e un golfino di lana rossa.
Petit Frère invece abbina ai pantaloni tartan una camicia azzurra e un cardigan di lana blu.
Due outfit che trovate sul sito di Malvi & Co.
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